Tempo Economico 2005
Dodici mesi cruciali per la modernità e il futuro sviluppo dell’Italia
All’avvio di un nuovo anno si è soliti sperare in tempi migliori e fare buoni propositi. Senza ombre di gratuito pessimismo e cinismo, né l’una né l’altra delle due cose sembrano essere sufficienti a garantire che questo nuovo anno sarà quello della riscossa, perché la convivenza con l’incertezza da un lato, e la difficoltà di riuscire a fare la differenza con le proprie forze in un contesto economico un po’ cupo, sono i due aspetti che hanno contraddistinto questi ultimi cinque anni.
Nonostante ciò la rivoluzione sospinta dalle tecnologie e da Internet procede a passo spedito, forse con poche evidenze di tipo economico, ma sicuramente moltissime per il loro impatto sulla società e sull’individuo.
Basta guardarsi intorno. I segnali riguardano una fortissima conversione delle persone a fare ricorso alle opportunità offerte da Internet per le cose di tutti i giorni come il pagamento dell’ICI su Internet, evitando le drammatiche file agli sportelli, la prenotazione del posto a sedere per il film di Natale presso la multi-sala, l’acquisto del biglietto del treno via-SMS per il viaggio verso il Sud, e magari, in un anno un po’ parco di spese per regali, anche il ricorso al tanto bistrattato shopping online. Senza quindi rincorrere chimere tecnologiche per pochi – anche se agli imbarchi di Fiumicino capita sempre più spesso di vedere manager che, nell’attesa, leggono e scrivono con i più vari apparati la posta elettronica – Internet è nella vita di molti italiani, con la sua caratteristica di risolvere i vecchi problemi pratici, e offrire accesso a nuove, numerose opportunità. Come mi diceva qualche giorno fa un dirigente di un’importante banca italiana: “Internet distrugge tutto, e molti dei problemi che abbiamo affrontato in questi anni, sono stati causati dalla necessità di riconcepire da zero il rapporto con i nostri clienti” . E se lo dice una banca…
Per la verità c’è un settore nel quale le cose non sono mai state distrutte, ma anzi continuano a progredire e riserveranno nel 2005 grandi sorprese. È il settore delle telecomunicazioni, il propulsore industriale di questo sviluppo così importante e delicato, per il futuro anche del nostro paese.
Il 2004 si è lasciato alle spalle la fusione Telecom Italia/TIM, i primi assaggi per la cessione di Wind, l’avvio massiccio della Tv digitale terrestre, ma anche un deciso sviluppo del digitale satellitare, dopo anni di ritardo accumulati nello sviluppo di questi servizi.
Sono premesse di una partita a scacchi importante che prenderà avvio nel 2005, mettendo a confronto investimenti tecnologici e infrastrutturali, sviluppo di servizi e contenuti editoriali, normali dispute politiche di un paese civilizzato, che nel nostro paese diventeranno, per le note ragioni, battaglie all’ultimo sangue. E su questo tavolo da gioco si determinerà il grado di modernità dell’Italia e il futuro dei prossimi dieci/vent’anni.
I principali produttori di telefonini che stanno lanciando apparecchi omologati per connettersi proprio a Internet attraverso il Wi-Fi ad una velocità di molto superiore a quella offerta dall’UMTS; un assalto al dominio delle audience Tv da parte di Sky, che ha già messo in allarme Mediaset; ADSL ultra-veloci e quasi regalate, contro la fibra ottica di Fastweb; l’integrazione industriale tra telefonia fissa, mobile ed Internet; questi sono alcuni dei temi cruciali del 2005.
Nel prossimo futuro assisteremo ad un definitivo smantellamento del valore dei media tradizionali, che sconteranno la limitatezza di opportunità offerte rispetto a quelli digitali, e una conseguente caratterizzazione di utenza sempre più anziana, meno confidente con le tecnologie, ma anche meno interessante per il mercato della pubblicità, unica fonte significativa di sostentamento.
In contemporanea, dopo molti anni di incubazione e prove generali, prenderà avvio la cosiddetta convergenza tra tecnologie e strumenti digitali, a fronte di un mercato di utenti numericamente interessante, maturo e confidente, pronto a riconoscere un valore economico ai servizi e i contenuti offerti indifferentemente attraverso il telefonino, Internet o il decoder digitale.
Dopo i primi dieci anni di investimenti dei vari attori, uno sviluppo e una competizione tra di essi per linee verticali, il tentativo di sviluppare un’economia che non poteva contare su un mercato ancora sufficiente, in modo silenzioso, la convergenza sta prendendo forma e richiederà una drastica accelerazione di uno sviluppo industriale orizzontale, cioè che miri ad integrare le varie tecnologie e la capacità di distribuire i contenuti e i servizi nelle varie forme richieste da esse.
Quindi è giusto porsi alcune domande sul futuro di Wind, come realtà a sé stante, integrata a Fastweb o venduta ad un player estero; ci si può interrogare sull’esito della corsa di 3 con il suo UMTS non più esclusivo e aggredito dal Wi-fi mobile; interessante anche osservare le prossime scelte di un colosso prevalentemente mobile come Vodafone; se velocemente attuata, l’integrazione Telecom/TIM – non dimentichiamo che include anche La 7 -, oltre ad essere un’operazione finanziaria, ha i presupposti strategici ideali per le scommesse del futuro.
A torto o ragione, chi si affannerà a contrastare per ragioni politiche il dominio mediatico in questo paese anche nel 2005, attribuendo ad esso il potere di influenzare il consenso in modo determinante, dovrebbe avviare la stessa riflessione del direttore di banca.
Sarà una provocazione, ma Internet e le nuove tecnologie stanno distruggendo la televisione e il suo potere. Vale la pena vigilare, perché in Italia non si faccia di tutto per rallentarne la naturale, lenta ed inevitabile capitolazione.
Andrea Giovenali