Tempo Economico 2006
L’affermazione dei modelli che sembravano fallimentari
Vi ricordate di letsbuyit? Letsbuyit era una società della new economy che aveva sviluppato un modello secondo il quale, grazie alla capacità di aggregare con Internet persone con comuni esigenze di acquisto, era possibile “consorziarle” tra loro per ottenere sullo stesso prodotto condizioni di acquisto molto vantaggiose, che erano funzione della quantità di item veduti. Insomma, un gruppo d’acquisto di consumatori e clienti finali a tutti gli effetti, un modello affascinante. Letsbuyit fece il botto, come tante altre realtà che miravano a sostenersi grazie a modelli innovativi, e che facevano leva sulle caratteristiche di Internet, ma scommetto che qualcuno rivaluterà questa ottima idea, alla luce di una realtà che si sta affermando: Internet oggi vanta i numeri che cinque anni fa non potevano sostenere questi modelli, milioni di clienti con un’alta confidenza nell’uso di tutte le opportunità offerte dalla rete.
Ci sono ulteriori segnali del fatto che la presunta immaterialità e insostenibilità economica di quei modelli, che avevano condannato a prematura morte la new economy, siano invece fonte di denaro per le aziende e vantaggi per gli utenti.
Certo Yahoo!, Amazon, ebay si sono riprese in borsa, mostrano segni di salute e prospettive di guadagno certo, ma molto di quello che dovrà ancora accadere di nuovo e sorprendente sarà merito di Google.
Google, ha al suo attivo moltissimi primati, che parlano da sé, come il fatto di aver creato un marchio in pochi anni con il tasso di memorabilità che Coca Cola ha impiegato decenni e migliaia di miliardi di dollari per costruire. Google è stata la prima società al mondo a collocare le sue azioni ai propri clienti, superando il tradizionale collocamento iniziale fatto dalle banche. Ma soprattutto Google è il manifesto più chiaro e inequivocabile della forza di Internet come nuovo mercato dalle nuove regole. Nuove regole che iniziano a creare qualche grattacapo ai due giovani americani, come quella di una causa intentata a dicembre da un gruppo di aziende che sostiene che alla base del sistema noto come pay-per-click ci sia una enorme frode. Pare che i click sui link sponsorizzati, e sui quali è stato calcolato il costo che l’azienda deve corrispondere a Google, siano stati “gonfiati” dai server dei concorrenti dell’azienda sponsor in modo automatico, che avrebbero simulato milioni di click fittizi. Una bella grana, ma un segno dei nuovi tempi e dei rischi delle nuove forme di business. A tal punto che negli stessi giorni di dicembre, Gates ha annunciato, non troppo ufficialmente, di voler avviare un modello per il quale restituirà all’utente che a cliccato sul link di un’azienda una parte dei proventi incassati da Microsoft dall’azienda stessa, aprendo un nuovo fronte di competizione con Google, esattamente là dove il motore di ricerca dovrà difendersi da una causa.
Ma la vera forza di Google, consiste nell’aver interpretato finora nel modo migliore il concetto di piattaforma a sistema aperto offerto da Internet, un ambiente tecnologico, sociale ed economico che consente di ricreare un sistema virtuale di relazioni industriali, e Google sta proprio alla base di molte di esse. Pensiamo a Gmail, la casella di posta gratuita con la quale è possibile ricevere allegati pesanti, a tal punto che è nato un servizio offerto da una terza parte dal nome G2G, che ricrea un sistema di trasmissione di file tra utenti tipo peer-to-peer proprio impiegando le caselle di Gmail. Ora verrebbe da chiedere se le assatanate major discografiche stiano per far causa anche a Google per aver realizzato un sistema di posta, che a sua volta è stato impiegato da un’altra società per far scambiare file musicali tra gli utenti. Le cose si complicano e rendono impraticabile l’imposizione di regole tradizionali. Non si tratta di sostenere che le regole del vecchio mondo siano più o meno giuste o sbagliate, ma che siano inadatte e improprie per i modelli economici di Internet.
Pensiamo solo un attimo a ciò che è avvenuto storicamente nell’epoca successiva alla scoperta dell’America, alle implicazioni e l’impatto esercitato dall’arrivo di nuove merci nel vecchio mondo, alle turbolenze arrecate agli equilibri economici e geo-politici di quel tempo. Con essa è nata l’epoca moderna. Di Internet, il vecchio mondo, si ostina a volerne vedere i limiti nella presunta incapacità di replicare, o migliorarne, i propri principi economici. La questione è che siamo di fronte veramente ad una nuova “terra”, che porta una nuova economia, con nuove logiche industriali e produttive, nuove dinamiche competitive e modelli, ma che soprattutto hanno alla base milioni di nuove persone che sono parte integrante e motore di questo valore, come mai prima d’ora nella storia. Internet – ora abbiamo più elementi per poterlo sostenere – è il motore della nuova economia dell’era post-moderna.
Andrea Giovenali