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Il PC da 100 dollari

Tempo Economico 2006

Scontro d’interessi e buone cause per il mondo dimenticato

Torno a parlare in queste pagine dei temi più cari a Tempo Economico, sempre con uno sguardo alla tecnologia.

l guru della new-economy Nicholas Negroponte – il promotore del Media Lab di Boston ed autore di Being Digital – ha lanciato un programma di sviluppo dell’informatizzazione dei paesi poveri grazie al progetto di un PC portatile da 100 dollari. Il computer, molto spartano e basilare nei suoi comandi, si connette ad altri computer creando una specie di rete LAN all’interno di una comunità, che consente di ovviare alla mancanza di connessioni multiple ad Internet in un villaggio, e necessitando così di un solo collegamento per permettere a più utenti di accedere alle opportunità del web. Il progetto ha ricevuto sponsorizzazioni no-profit per 20 milioni dollari, ha l’appoggio dell’ONU e l’interessamento di 7 paesi in via di sviluppo che avrebbero già dichiarato l’interesse ad acquistare 7 milioni di PC per le loro popolazioni.

Il problema si è posto quando è stato necessario identificare il sistema operativo da installare su questi PC e Negroponte si è rivolto a Microsoft, e poi ad Apple, ipotizzando anche di impiegare Linux, forse la soluzione più coerente con i principi dell’iniziativa. La risposta pervenuta da Bill Gates è stata che il progetto non avrà possibilità di successo, perché i costi di Internet sono ancora troppo alti in questi paesi, e ha proposto la sua alternativa: un cellulare collegato con una tastiera ad un televisore. Ma le possibili scelte di Negroponte non hanno fatto irritare solo Microsoft, ma un certo numero di operatori industriali interessati (meglio tardi che mai) alla grande torta dello sviluppo informatico di miliardi di persone indigenti.

Alcune considerazioni: del programma di un cellulare collegato ad un televisore di Microsoft – accrocchio tecnologico anacronistico, pur tuttavia logico per la situazione esistente in questi paesi – non si sa nulla. Il progetto di Negroponte è ben avviato e sovvenzionato. Il PC da 100 dollari ha smosso le acque in un’industria dell’informatica che, come per altri settori attivi nel fornire strumenti e prodotti per il progresso sociale, culturale ed economico di questi paesi, non ha mai seriamente considerato sostenibile l’ipotesi di una tecnologia alla portata di tutti. La possibilità che a realizzare questo sia un entità no-profit, e che vengano impiegati strumenti e risorse freeware e opensource sono come il fumo negli occhi di chi concepisce un unico sviluppo per logiche di profitto. Infine, si torna a parlare delle opportunità future rappresentate dalla telefonia cellulare come piattaforma di accesso ai contenuti del web, fatto questo ancora lontano dalle intenzioni degli operatori, persino nei paesi industrializzati, e che pone tempi lunghi di attesa prima dello sviluppo di adeguate velocità di trasmissioni dei dati, della convergenza dei due mondi (mobile ed Internet), e della possibilità che entrambe le cose giustifichino la produzione di un telefono cellulare a 100 dollari. Il cellulare collegato al televisore, soluzione apparentemente più attuabile, anziché favorire il superamento parziale del digital divide di questi paesi, comporterebbe la generazione di ulteriori ritardi, dati dall’impossibilità effettiva a breve di accedere alle opportunità della rete, e una riconferma del ruolo di porta d’accesso al mondo del televisore.

Il progetto del PC da 100 dollari potrebbe sembrare un romantico, visionario, manifesto ideale, ma non è un vuoto proclama, perché le cose stanno accadendo.

Questo è un mondo che per funzionare meglio ha bisogno di una crescita e di uno sviluppo di tutti, e se l’iniziativa di Negroponte dovesse fornire un contributo in questa direzione è giusto riconoscerne sin da ora il sincero e concreto intento. Le caratteristiche responsabili e no-profit del progetto rimpiazzano il tradizionale ruolo ricoperto dall’industria, che ha potere di determinare i tempi, i modi e i guadagni relativi allo sviluppo di una parte del mondo.

Anche questo potrebbe essere un importante segno dei tempi che saranno.

Andrea Giovenali