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La seconda giovinezza della radio passa dalla convergenza

Tempo Economica 2006

Informazione, sport, musica scorrono nel fiume digitale

All’inizio dell’anno scorso, su queste stesso blog, affrontavo il tema delle prove generali di convergenza in atto nel nostro paese. Nell’arco di un anno e mezzo sono accadute molte cose che confermano lo sviluppo del settore delle telecomunicazioni e dei media, un aspetto molto importante per la vera modernizzazione del paese.

Gli italiani stessi si possono definire un po’ più “convergenti” grazie al crescere delle opportunità messe in campo dal mercato. Dei 17 milioni di italiani che oggi dispongono di una connessione Internet, il 10% si può definire “alto convergente”, cioè munito di almeno un abbonamento in famiglia ad un servizio di Tv Digitale, con una connessione veloce ad Internet, e l’impiego di un cellulare UMTS come telefono principale. Ma la cosa più interessante è che il profilo di questi italiani è più connotato per abitare nel Sud del paese. Certo, l’adozione di un telefono UMTS può avere delle ragini di tipo emulativo, la Tv digitale può essere in queste aree più verosimilmente quella “terrestre”, grazie anche al forzato spegnimento della Tv tradizionale in Sardegna, ma le tecnologie digitali sembrano essere entrate di diritto anche nella dotazione dei nostri concittadini meridionali, palesando che il ritardo troppo spesso imputato a questa parte di popolazione è in via di recupero.

Il primo aspetto perché una tecnologia possa essere conosciuta è che essa venga adottata, cioè che l’apparato entri in una casa. La rilevanza dei servizi e contenuti, oltre ad aspetti relativi al prezzo degli stessi, sono la ragione del possibile successo di questa piattaforma. In questa gara ad entrare nelle case, contraddicendo il tanto discusso metodo con il quale è stata effettuata la sua distribuzione, la Tv digitale terrestre sembra già aver perso qualche punto d’interesse, perché ben il 30% della popolazione non ha impiegato nessuna carta per accedere a programmi a pagamento negli ultimi 3 mesi.

Un altro aspetto interessante di questi sviluppi digitali, è che il telefonino UMTS viene sempre più impiegato per connettersi ad Internet e per consultare la propria posta elettronica, in particolare da parte di coloro che non dispongono per scelta, o per forza maggiore, di una connessione veloce ad Internet. Gli italiani si industriano così in modo alternativo per ovviare al “digital divide”, cioè la non disponibilità del servizio nelle proprie aree di residenza di connessioni a banda larga.

Mentre gran parte dei servizi “nativi” di Internet e della telefonia mobile beneficiano di un ricorso pressoché vicino al 100% nell’arco di una settimana, sono in ascesa i contenuti media. La grande regina della convergenza è l’informazione, generalista e sportiva, ambiti questi per i quali Internet, come strumento di reperimento e consultazione, è ad un’incollatura dalla Tv tradizionale, addirittura la supera nel caso dello sport. L’informazione è la principale risorsa per gli utenti, per la quale attivano ogni tipo di servizio, canale e forma di distribuzione, sia in modalità “push”, sia “pull”. In particolare, coloro che sono soliti informarsi più frequentemente, cioè i “voraci” delle news, predispongono il più alto numero di fonti e forme di fruizione delle notizie. Per questo l’informazione si pone al centro del trittico Internet, Tv, e mobile.

Ma la vera sorpresa è la radio. Mentre la musica, come genere di contenuto, è il naturale punto di contatto tra Internet (mp3, peer-to-peer) e il telefono cellulare come lettore, la radio, come medium, è entrato con forza tra le prime scelte del popolo digitale italiano. Si visitano i siti delle radio, si scaricano i podcast di programmi radiofonici, si ascolta la radio via-Internet e via-mobile, ma si mandano anche SMS ed e-mail alle stazioni radiofoniche preferite, per far sentire la propria voce.

Quali sono le ragioni di questa seconda vita della radio? Intanto la caratteristica di servizio che va incontro alla mobilità: gli italiani digitalizzati sono un popolo in movimento e attivo. In secondo luogo, la radio richiama le persone ad una partecipazione, è forse il medium tradizionale più “democratico”, poco costoso e più veloce nel dare spazio al contributo degli ascoltatori. Quindi, l’incontro con Internet e il suo DNA partecipativo è naturale, così come il fatto che la maggior parte dei contenuti della radio siano composti da musica, aspetto che rende ancora più interessante la convergenza del più antico medium elettronico nel consesso digitale affollato di giovani.

È interessante notare che la radio, cenerentola degli investimenti pubblicitari da molti anni, ha tentato molte volte la strada della Tv, con l’esportazione di format sul piccolo schermo, di cui primo tra tutti il talk-show, o forse sarebbe meglio dire che sia stata la Tv a sottrarre alla radio con la sua forza la patria potestà di molti programmi che prevedevano le telefonate in diretta, la musica, e fiumi di parole, a cui le immagini aggiungevano poco. Ora si sente parlare di un’esportazione di formati Tv di quiz in radio. Che sia questo il modo per la Tv di “imbucarsi” nell’universo di Internet? Mente la Tv si affanna per convincere il popolo digitale della sua esportabilità e adattabilità ad Internet e al telefono cellulare, la radio ha già vinto la sua prima battaglia, un’occasione di riflessione per i grandi editori a riguardo di quale debba essere la giusta ricetta per gli scenari digitali e convergenti prossimi venturi.

Andrea Giovenali